sabato 5 giugno 2010

Rompete l'assedio di Israele



di Mustafa Barghouti

fondadore del Palestinian Medical Relief e del partito al-Mubadara


Ho aspettato tre giorni per scrivere, perché è questo che Israele cerca da me: l'istinto e il rancore. Mi hanno confiscato la casa, e la storia la terra, metro a metro, la libertà, intrappolato in labirinti di arbitrarietà e divieti, mi hanno confiscato la sicurezza, questa notte che come ogni notte, forse travolgeranno improvvisi questa porta per arrestarci senza ragione, e fino all'ultimo dei nostri diritti - perché possono confiscarci tutto, e lasciarci consumare di cancro a un checkpoint: ma non possono confiscarci la nostra umanità. La nostra immunità.
Ho aspettato tre giorni perché è questo, e solo questo che Israele cerca da noi: la violenza e la reazione. Cerca la guerra, perché in guerra vince chi è più forte, e non chi ha ragione. So che diciamo resistenza, qui, e voi sentite terrorismo. Ma abbiamo imparato a opporre a Israele non la nostra disperazione, ma la nostra bellezza e tutta Hannah Arendt, quando la politica diceva, è spirito di iniziativa e insieme una dote quasi poetica, l'immaginazione - e contro il loro nucleare allora, non razzi di latta ma dignità, e la fermezza e l'ostinazione: e contro i loro insediamenti, i nostri studenti che nonostante tutto studiano, contro i loro bombardamenti la nostra vita che nonostante tutto vive. Cerca l'attacco, l'esplosione Israele, per sguainarvi contro la retorica dell'autodifesa. Ma la nostra resistenza è quello che accade ogni venerdì a Bi'lin e Ni'lin e sempre più ovunque: è il boicottaggio dei prodotti dei coloni e le sanzioni economiche, e l'attuazione del parere della Corte di Giustizia sull'illegalità del Muro e l'obbligo di abbatterlo, è il Rapporto Goldstone e la giurisdizione universale come a Londra contro Tzipi Livni. La nostra resistenza è mille cose, e soprattutto: mille internazionali. Con noi non solo per solidarietà, ma per giustizia - quelli che hanno capito che non chiediamo elemosina, rivendichiamo diritti: che quella di Gaza non è una crisi, ma un assedio. Quelli che non spianano il dialogo sradicando via le responsabilità: perché la pace non è la quiete del più forte, la coesistenza tra schiavi e padroni: e la normalità non è Oslo, non è la normalizzazione. Quelli che vengono respinti dalla polizia del pensiero alla frontiera dell'unica democrazia del Medio Oriente: perché la guerra ha bisogno di indifferenza, per diventare guerra: ha bisogno di racconto, per diventare crimine, voce e luce. "Il luogo da cui arrivo era formato da tre semplici categorie: gli assassini, le vittime, e quelli che rimane-vano a guardare" - quelli che vengono uccisi solo per non ritrovarsi addosso, un giorno, le parole di Elie Wiesel.
Perché ho aspettato tre giorni e quarantatrè anni: e ma quello che ogni volta più mi colpisce, ancora, non è quello che Israele fa, ma quello che le si consente di fare. Perché questa non è solo una battaglia per la terra, ormai: è una battaglia per il diritto internazionale. Per un mondo in cui non sia possibile violare impuniti le più basilari regole di convivenza: assaltare, e assassinare e arrestare, sequestrare, e ovunque e chiunque, e senza freno: perché un mondo in cui si rimane disoccupati in Francia per mutui non pagati in Finlandia, e a Baghdad come New York, un mondo in cui si è uccisi per quello che si decide a migliaia e migliaia di chilometri di distanza non può funzionare se chi è forte abbastanza da agire, semplicemente agisce. L'arrembaggio alla nostra dignità è l'arrembaggio alla vostra sicurezza. Il diritto non è il lusso di chi non vive assediato da nemici: non è una restrizione che mina la sopravvivenza, ma la saggezza che libera dallo stato di emergenza. Ed è il diritto internazionale, non l'anti-semitismo, ad accusare che tutto questo è apartheid, a sancire che tutto questo deve finire: e perché come altro definirlo, un paese in cui non esiste la cittadinanza, ma solo la nazionalità, un paese in cui mi è vietato guidare in una certa strada o entrare in una certa città, e comprare una casa, e solo perché non sono ebreo, e a parità di reato, un paese in cui per me la pena è maggiore? Perché è la storia, la storia dell'antisemitismo, a sancire altrimenti tutto questo come finirà - in un paese nelle cui università si studia l'ebraicizzazione di Gerusalemme, e normali come altrove si studia la riforestazione dell'Amazzonia.
Ma ho aspettato tre giorni per scrivere, e perché come dopo Sabra e Chatila - ho aspettato 400mila israeliani, pretendere in piazza una commissione di inchiesta contro un governo che sguinzaglia i suoi corsari a affondare il proprio paese. Ho aspettato 400mila israeliani denunciare un'occupazione che sa raggiungere con una strada anche mezzo colono sulle più sperdute colline, e però poi lascia solo un anziano su cinque, costretto a scegliere tra cibo e medicine, 400mila israeliani, rivendicare che libertà non è autosufficienza, ma integrazione, e l'Altro non un sospetto l'agguato, ma l'opportunità della contaminazione. E ho aspettato, e come sempre, come aspettando Godot ho aspettato 400mila israeliani rompere questo assedio, e evadere da questo ghetto in cui l'ipocondria è l'unica forma di salute, e gli emigrati sono ormai più degli immigrati - e semplicemente perché beit: arabo e ebraico hanno la stessa parola per dire casa. E perché non sono io, qui, il prigioniero. Io non vivo dietro un Muro. Non ho mai definito la mia identità in negativo. Un israeliano, dopo sessant'anni, ancora non è che un non-arabo. E la mia Palestina, invece, è smisurata ricchezza: ricchezza di persone, di relazioni: non di contrapposizioni. Io ho fiducia, nella vita: non paura - io sono libero.
Ho aspettato tre giorni per scrivere, e come sempre: non ho sentito che dire che questo attacco è stato controproducente - solo questione di pubbliche relazioni: non etica ma strategia. Tre giorni e quarantatrè anni, e metro a metro, una Bibbia per atlante, non ho visto che Israele tentare di convertire la religione in geografia. Metro a metro, perdere per strada la saggezza dei suoi padri spirituali - perché Dio abita, avvertiva Martin Buber, solo dove lo si lascia entrare.

sabato 6 febbraio 2010

Nick Cave, "La morte di Bunny Munro", Feltrinelli


Se c’è una sensazione che mi ha trasmesso questo libro leggendolo, è sicuramente fastidio. E’ la prima reazione che ho avuto, leggendo le prime pagine, e mi ha accompagnato fino alla fine, mentre seguivo Bunny Munro e suo figlio di 9 anni, nei paesaggi squallidi dell’Inghilterra. Bunny è un venditore porta a porta di prodotti di bellezza, alcolizzato, accanito fumatore e con un’unica ragione di vita: la fica. In uno squallido giorno qualsiasi, Bunny tornando a casa, scopre che la moglie si è suicidata. A partire da questo evento, Bunny si mette in cammino insieme a suo figlio, per le strade dell’Inghilterra, in un porta a porta visionario e strampalato, tra casalinghe vogliose, serial killer travestiti da diavoli, paesaggi desolati, amplessi frettolosi. Merito di questo romanzo dell’artista Nick Cave, è il personaggio di Bunny junior, bambino sofferente e inascoltato, perso in un mondo adulto che non comprende e da cui prova a difendersi. Bunny junior ha bisogno di occhiali scuri per schermare le visioni crudeli del mondo che scopre insieme al padre, per resistere alla follia e alla desolazione di una realtà che non sa proteggerlo. Ha accanto solo le braccia calde e amorevoli di una mamma fantasma, e da lei si lascia accompagnare, per le strade sfocate e impervie di una vita a cui resistere.
E’ un libro scomodo, fastidioso, che non lascia al lettore né happy end, né consolazioni di alcun tipo. Anche per questo straordinariamente intenso.

lunedì 18 gennaio 2010

sabato 9 gennaio 2010

E venne l'anno 2010...

Procediamo per una volta al contrario. Invece di fare un bilancio del 2009, con tanto di previsioni e/o auspici per il 2010, proviamo a fare un bilancio preventivo dell'anno appena iniziato, o meglio dei suoi primi 9 giorni.
Sguardi sul mondo:
  • Marocco: nel 2009 Aminatou Haidar, leader della lotta non violenta del popolo Sahrawi, è stata deportata alle isole Canarie e lasciata in areoporto senza documenti. Dopo 32 giorni di sciopero della fame finalmente è tornata a casa. Il 2010 le ha portato arresti domiciliari (l'accusa? non ci è dato sapere), impossibilità di cure, divieto di incontrare amici e parenti, compresi i suoi 2 figli. Benvenuta nel 2010 Aminatou!
  • Kurdistan: se nel 2009 non si è mai interrotta la repressione sul popolo kurdo da parte del potere turco, il 2010 ha portato all'arresto di decine di sindaci e amministratori, democraticamente eletti, rei di essere kurdi e di cercare di portare democrazia e sviluppo nei propri territori. Abdullah Ocalan continua ad essere l'unico prigioniero sull'isola di Imrali;
  • Iran: l'anno è passato tra elezioni farsa, arricchimento uranio, massacri, proteste e violenze. E il nuovo anno? massacri, proteste, violenze, e potremmo aggiungere stupri, torture, oscuramento siti, chiusure giornali, divieti di manifestare, assassini di studenti, donne, oppositori politici e giornalisti. E neanche a dirlo, pene esemplari per chi osa sfidare il potere, tradotto: pena di morte versione 2010!
  • Territori palestinesi: grandi novità per il popolo palestinese! Finalmente è in arrivo la pace: blocco della costruzione di nuove colonie nei territori palestinesi, ma: solo di quelle nuove, quelle già progettate (migliaia) possono continuare a rubare terra ai palestinesi in Cisgiordania; solo per 10 mesi; solo per la Cisgiordania, a Gerusalemme si può continuare indisturbati a cacciare via i palestinesi. E Gaza? Nel 2009 Piombo Fuso e chiusura totale della striscia. Non si entrava e non si usciva, niente aiuti internazionali, nessun permesso di entrata a delegazioni internazionali, divieto di pesca, embargo sulle merci! E per il 2010? Tutto questo più Piombo Fuso 2 nel giro di due o tre mesi, tanto per non perdere l'allenamento!
  • Sudafrica: gioite cari amici sudafricani, questo è il vostro anno! Un bel mondiale di calcio vi porterà benessere a non finire: immensi stadi di calcio, strade nuove, alberghi, nuovi ristoranti. Così quando saranno finiti i mondiali i milioni che vivono nelle township e che continuano a essere sgomberati con la forza, avranno a disposizione grandi opportunità per il futuro!
  • Messico: se nel 2009 ci sono stati migliaia di assassini, il 2010 sarà l'anno della pacificazione. Effettivamente questi primi giorni già stanno portando qualche segno di speranza: i territori zapatisti rimangono chiusi e in allerta rossa, e gli ultimi cadaveri ritrovati per fortuna sono solo di giornalisti!
  • Cuba: finalmente Cuba potrà uscire dall'isolamento e godere della democrazia a cui aspira da decenni. Infatti è stata appena inserita dagli Stati uniti, nella lista dei 14 paesi ostili da cui potrebbero venire attacchi terroristici. Effettivamente dopo l'attentato dell'11 settembre 2001 realizzato da famosi terroristi cubani, non si poteva non inserirla.
  • Resto del mondo: il 2009 ha ospitato il fallimento del vertice sul clima di Copenaghen. Benissimo, così nel 2010 i contadini poveri potranno fare a meno di sistemi di irrigazione adeguati, ci penseranno le alluvioni; chi non ha una casa non dovrà preoccuparsi perché non ne perderà una a causa di frane e smottamenti, e chi non ha un lavoro potrà impiegare il suo tempo e la sua creatività nella realizzazione di oggetti d'artigianato di fango, non costa niente e si secca velocemente. Gli orsi polari avranno a disposizione migliaia di km in più senza ghiaccio, così anche loro si godono un po' vacanze!

Sguardi sul nostro paese

Per i disinformati, cioè quelli che non leggono i giornali o non vedono la tv, e che quindi non si sono accorti che viviamo nel migliore dei paesi possibili e che siamo già usciti dalla crisi, grandi novità:

  • potrete tranquillamente continuare a stare sui tetti, nessuno vi caccerà via o vi sgombererà, siamo in democrazia. Anzi potrete farci venire ancora più gente, così non bloccate il traffico e non vi lamentate che non ci sono le case popolari. Un tetto ce l'avete già!
  • Grandi novità anche per gli sportivi: si organizzeranno pullman gratis per Rosarno, per partecipare al nuovo divertentissimo sport nazionale, la caccia al negro. Fucili e mazze da baseball vi saranno consegnati all'arrivo e nessuna istituzione (sciolte per mafia) vi intralcierà: libero sfogo alla vostra creatività, altro che psicoterapia! Meglio di qualsiasi antidepressivo!
  • I giovani gioiranno dei nuovi percorsi formativi studiati apposta per loro. In alcune situazioni i corsi si terranno direttamente all'interno delle nuove carceri, così che i giovani avranno vitto e alloggio gratis e praticheranno anche un'adeguata attività fisica: impareranno a cadere dalle scale, a fare il sacco per gli agenti e a fingere con maestria da oscar il suicidio!
  • Noi donne poi saremo le vere protagoniste: niente più stress tra lavoro,casa, figli. Niente di tutto ciò: un sano e duraturo relax, eliminato il lavoro e i figli (vedi sopra) ci rimarrà solo di occuparci delle mura domestiche, calde e protettive, al riparo da botte, stupri e violenze di ogni genere. Beate noi!

Non mi rimane che augurare Buon 2010!

Tiziana

sabato 19 dicembre 2009

Bentornata a casa


Il 17 Dicembre  Aminatou Haidar è finalmente rientrata a Elayoun, capitale del Sahara Occidentale. Aminatou Haidar, conosciuta come la Gandhi del popolo Saharawi, attivista dei diritti umani, perseguitata da decenni dal potere marocchino, era stata deportata sull'isola di Lanzarote e lasciata in areoporto priva dei suoi documenti il 14 Novembre scorso. Per protesta Aminatou ha iniziato uno sciopero della fame che si è protratto per 32 giorni. Migliaia di uomini e donne nel mondo hanno protestato per lei, chiedendone la liberazione, tra cui gli scrittori José Saramago e Edoardo Galeano. Finalmente Aminatou è rientrata nel suo deserto, accolta da migliaia di persone in festa che, sfidando i divieti delle autorità marocchine, sono scesi per le strade per salutare il suo rientro.

venerdì 18 dicembre 2009

Guerra sporca e feminicidos in Messico

di Fabrizio Lorusso
Collagejuarez.jpg Con una storica e attesa sentenza, l’11 dicembre scorso, la Corte Interamericana dei Diritti Umani, composta da sei magistrati e inserita nel sistema dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), ha condannato lo Stato messicano per avere violato il diritto alla vita, all’integrità fisica e alla libertà personale dato che non ha indagato adeguatamente e ha discriminato i diritti di 3 vittime d’omicidio, Esmeralda Herrera, 15 anni all’epoca dell’assassinio, Claudia Gonzalez, di 20, e Berenice Ramos di 17, e dei loro familiari. Seguendo questa linea la Corte ha emesso il 16 dicembre un'altra sentenza emblematica relativa ai crimini statali commessi durante la guerra sucia degli anni settanta contro la popolazione civile di molte zone del paese. Ecco un'analisi dei due casi.
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sabato 12 dicembre 2009

Le porte fantasma

Le porte fantasma
di Ade Zeno
Una poesia per Stefano Cucchi di Ade Zeno, pubblicata su Carmilla

M'hanno tenuto le mani:
ferme bloccate immanettate
mentre aspettavo domani
le mani le loro ferite infami
gli uncini cerchiati di ruggine invisibile
pungeva la ruggine stringeva la pelle in polvere
le vene essiccate dalla paura di starmene.
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 http://www.carmillaonline.com/archives/2009/12/003276.html