sabato 6 febbraio 2010

Nick Cave, "La morte di Bunny Munro", Feltrinelli


Se c’è una sensazione che mi ha trasmesso questo libro leggendolo, è sicuramente fastidio. E’ la prima reazione che ho avuto, leggendo le prime pagine, e mi ha accompagnato fino alla fine, mentre seguivo Bunny Munro e suo figlio di 9 anni, nei paesaggi squallidi dell’Inghilterra. Bunny è un venditore porta a porta di prodotti di bellezza, alcolizzato, accanito fumatore e con un’unica ragione di vita: la fica. In uno squallido giorno qualsiasi, Bunny tornando a casa, scopre che la moglie si è suicidata. A partire da questo evento, Bunny si mette in cammino insieme a suo figlio, per le strade dell’Inghilterra, in un porta a porta visionario e strampalato, tra casalinghe vogliose, serial killer travestiti da diavoli, paesaggi desolati, amplessi frettolosi. Merito di questo romanzo dell’artista Nick Cave, è il personaggio di Bunny junior, bambino sofferente e inascoltato, perso in un mondo adulto che non comprende e da cui prova a difendersi. Bunny junior ha bisogno di occhiali scuri per schermare le visioni crudeli del mondo che scopre insieme al padre, per resistere alla follia e alla desolazione di una realtà che non sa proteggerlo. Ha accanto solo le braccia calde e amorevoli di una mamma fantasma, e da lei si lascia accompagnare, per le strade sfocate e impervie di una vita a cui resistere.
E’ un libro scomodo, fastidioso, che non lascia al lettore né happy end, né consolazioni di alcun tipo. Anche per questo straordinariamente intenso.

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